Un atto
di enorme gravità sta per essere perpetrato nei confronti della popolazione
Cipriota con la richiesta della UE di un vero e proprio esproprio di stato
chiamato eufemisticamente prelievo forzoso.
l’Ue e
l’FMI hanno deciso che la strada da seguire per stabilizzare la crisi del
debito cipriota è quella di far imporre una tassa “una tantum” sui risparmi e i
patrimoni della gente. Una rapina senza precedenti nella regione.
Questo
attacco ai risparmi ed alla proprietà privata va a ledere i diritti di quella
popolazione che improvvisamente vede calpestate leggi e diritti inalienabili di
ogni cittadino europeo.
Sembra
anche che questa nuova politica di esproprio nei confronti di popolazioni di
paesi membri sia stata volutamente testata a Cipro per valutare il possibile
impatto di tali provvedimenti sia a livello interno sia nei confronti di
investitori esteri presenti sul territorio cipriota.
L’impatto
di tali provvedimenti possono rapidamente degenerare in veri e propri
sollevamenti popolari.
Qui
riporto un estratto dell’editoriale tratto dal sito wallstreetitalia.com :
“Eccolo
il ‘new deal’ in salsa europea. Testare la capacità di sopportazione dei
ciprioti (e dei russi che hanno depositi ingenti nell’isola) nel nome della
messa in ordine dei conti. Sempre nella speranza che lo scontento e rabbia della
gente non sfoci in guerre civili. In particolare da noi – come già visto su
queste pagine – i rischi ci sono, eccome.
A prescindere dal pericolo di effetto
domino, la manovra di Nicosia interessa da vicino anche gli stranieri: nessun
risparmiatore sano di mente continuerà a conservare i suoi soldi in un sistema
bancario all’estero che ha appena imposto un prelievo forzoso del 10% senza
preavviso.”
Nel luglio
del 1992 fu effettuata una simile manovra in Italia con un prelievo forzato
dello 0,6 per mille dai conti correnti con più di un milione di lire, entità di
prelievo 10 volte minore di quello che si sta andando a praticare a Cipro.
Si
apre in questo modo un precedente nella zona euro esportabile in altri paesi
dell’unione.
In
Italia un provvedimento del genere sarebbe come buttare benzina sul fuoco in un
momento socio politico molto particolare.
Tratto
da Italia.com :
“Ecco, una guerra civile essenzialmente è
paragonabile ad un incendio dove il combustibile sono le tensioni politiche,
sociali, religiose o etniche presenti in un dato stato, il comburente è la
situazione economica che può dar fiato a queste tensioni e la scintilla è un
grave evento più o meno inaspettato che fa esplodere tutte le tensioni
esistenti.
Nel caso dell’Italia, il comburente è
la situazione economica, che come tutti sappiamo è molto grave con una
disoccupazione in continua crescita, la recessione che non accenna a fermarsi,
l’eccessiva pressione fiscale, 140 miliardi di euro di debiti verso le imprese
non pagati da parte dello Stato, il debito pubblico che continua ad
incrementare.
E tutti questi fattori economici, sopra
descritti, sono tutte condizioni che anche nella Storia recente sono state alla
base di rivoluzioni, colpi di stato e guerre civili. Un esempio tra quelli più
famosi è la Rivoluzione Francese scoppiata a seguito di una fortissima crisi
economica e all’aumento delle tasse.”
Sembra proprio che la classe politica italiana non riesca a comprendere in che ginepraio stanno portando il nostro paese senza riuscire minimamente a capire i rischi che si potranno correre continuando a non vedere l'attuale situazione interna e lo sdegno e l'esasperazione montante del popolo Italiano.
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