sabato 26 novembre 2016

ELEZIONI FEDERALI ... POLITICAMENTE PARLANDO





Ovvero, come ho visto io questa tornata elettorale per la presidenza della FIS.

Dopo le elezioni federali del 20 novembre 2016 forse è il caso di fare un po di dietrologia sugli avvenimenti degli ultimi anni.

Ezio Rinaldi arriva da molto lontano, in sintesi è passato per i vari gradi di dirigente federale, Consigliere Regionale, Consigliere Federale, Vice Presidente Federale,  fino alle sue dimissioni dal consiglio direttivo qualche anno fa. 

Sicuramente non si può certo dire che sia un volto “nuovo” sulla scena della scherma italiana.

Dopo le sue dimissioni dal consiglio della federazione scherma si pone al centro di una possibile alternanza ai vertici federali, prima con Mario Tonucci, del quale io ero vicepresidente ed al quale davo le mie dimissioni non condividendone più, ad un certo punto, la gestione tecnica e politica.

Finita l’esperienza con Mario Tonucci, Ezio Rinaldi decise di intraprendere personalmente la corsa alla presidenza federale.

In quel tempo, da alcuni, mi venne proposto di presentarmi come presidente federale, cosa che non accettai, ritenendo più importante, ormai eletto presidente del Club Scherma Roma, di seguire il mio Club non condividendo il fatto di essere, in partenza, espressione di una parte delle società schermistiche italiane e non essendo quella una mia scelta, ragionata e già maturata.

Torniamo ad Ezio Rinaldi, in fin dei conti la mia storia personale ha poca importanza.

Ezio Rinaldi decise quindi di presentarsi in prima persona come concorrente alla poltrona federale, i risultati susseguenti lo videro però perdente contro Giorgio Scarso.

Si potrebbe pensare che l’esperienza ed il tentativo di Ezio Rinaldi si fosse concluso con quelle elezioni perse. Non era così.

Nel Lazio comunque si sapeva che Ezio Rinaldi era sempre sulla breccia, presenziando gare ed incontri, cercando consensi e pensando come poter ripresentare una squadra, pur senza il suo nome. 

In quell’ affannosa ricerca, il problema era il vulnus iniziale dal punto di vista politico, per come la vedo io, un candidato alla presidenza deve voler mettere con convinzione la propria esperienza e le proprie capacità al servizio di una causa e quindi muoversi in autonomia e nei giusti tempi proponendo un programma e valutando gli eventuali consiglieri, non si può fare il contrario, ovvero qualcuno che non si candida cerca chi possa candidarsi a presidente ed organizzargli un’eventuale squadra.

Il secondo tipo di approccio ha portato a tutto quello che abbiamo vissuto in queste ultime votazioni federali.

Abbiamo visto così il susseguirsi di diversi possibili candidati alla presidenza che, in seguito, chi prima e chi poi, arrivavano alla stessa conclusione, decidere di non presentarsi. I motivi degli abbandoni non li conosco ma li posso tutti intuire.

L’Avv. Francesco Storace, il penultimo in ordine di tempo, è quello che è stato sulla breccia per più tempo. Il tempo passava, i termini per la presentazione della candidatura si avvicinavano sempre più, ma l’atto formale continuava a non arrivare.

Personalmente ho sempre sostenuto che alla fine anche Francesco Storace non si sarebbe candidato, non certamente per sue incapacità, ma soltanto perché intuivo le problematiche interne al gruppo che lo aveva cercato, offrendogli la candidatura. 

Alla fine qualcosa di importante deve essere accaduto, tanto da far decidere anche all’Avv. Francesco Storace di fare il passo indietro che tutti conosciamo.

Io inviterei tutti a riflettere su ciò che è accaduto augurandomi che una simile pantomima non si possa e non debba nuovamente proporsi in futuro. Tutto ciò che è accaduto tra i competitors mi sembra ben altro che il “nuovo”, bensì gli ultimi rigurgiti di un passato remoto, di una politica che ritorna e che si rifà a tempi precedenti al presidente Giorgio Scarso.

Con questi presupposti non poteva che finire tutto se non come è finito.

Questa è una mia personale visione dei fatti accaduti e vista la conclusione finale delle elezioni, sinceramente, mi convinco sempre più che la “base” ha scelto con convinzione nel segreto dell’urna. I numeri finali ci dicono questo.

Spero e mi auguro che con questa seconda esperienza di Ezio Rinaldi si possa dire conclusa questa vecchia politica e che in futuro ci siano eventuali competitors che, consci delle proprie idee e dei propri obiettivi, possano agire e proporsi in totale autonomia. 

Per finire vorrei chiarire l’ultima perla letta sul blog di Rinaldi : “Ed è un gran peccato che le persone, atleti e maestri, che a settembre hanno voluto farsi eleggere a rappresentare le loro rispettive categorie, all'elezione non abbiano ritenuto di doversi presentare. Nemmeno per delega.”. Probabilmente chi scrive non sa che i grandi elettori in qualità di delegati non possono rilasciare delega.

Alcuni maestri e tecnici presenti, visti i voti espressi dopo lo scrutinio del presidente, sono andati via anche perché era chiara ed inevitabile l’elezione in sede federale dei due atleti e del tecnico, non avendo essi alcun competitors. Bastava anche un sol voto per eleggerli.



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