Ovvero, come ho visto io questa tornata elettorale per la
presidenza della FIS.
Dopo le elezioni federali del 20 novembre 2016 forse è il
caso di fare un po di dietrologia sugli avvenimenti degli ultimi anni.
Ezio Rinaldi arriva da molto lontano, in sintesi è passato
per i vari gradi di dirigente federale, Consigliere Regionale, Consigliere
Federale, Vice Presidente Federale, fino
alle sue dimissioni dal consiglio direttivo qualche anno fa.
Sicuramente non si può certo dire che sia un volto “nuovo”
sulla scena della scherma italiana.
Dopo le sue dimissioni dal consiglio della federazione
scherma si pone al centro di una possibile alternanza ai vertici federali,
prima con Mario Tonucci, del quale io ero vicepresidente ed al quale davo le
mie dimissioni non condividendone più, ad un certo punto, la gestione tecnica e
politica.
Finita l’esperienza con Mario Tonucci, Ezio Rinaldi decise di
intraprendere personalmente la corsa alla presidenza federale.
In quel tempo, da alcuni, mi venne proposto di presentarmi
come presidente federale, cosa che non accettai, ritenendo più importante,
ormai eletto presidente del Club Scherma Roma, di seguire il mio Club non condividendo
il fatto di essere, in partenza, espressione di una parte delle società
schermistiche italiane e non essendo quella una mia scelta, ragionata e già
maturata.
Torniamo ad Ezio Rinaldi, in fin dei conti la mia storia
personale ha poca importanza.
Ezio Rinaldi decise quindi di presentarsi in prima persona come
concorrente alla poltrona federale, i risultati susseguenti lo videro però
perdente contro Giorgio Scarso.
Si potrebbe pensare che l’esperienza ed il tentativo di Ezio
Rinaldi si fosse concluso con quelle elezioni perse. Non era così.
Nel Lazio comunque si sapeva che Ezio Rinaldi era sempre
sulla breccia, presenziando gare ed incontri, cercando consensi e pensando come
poter ripresentare una squadra, pur senza il suo nome.
In quell’ affannosa ricerca, il problema era il vulnus
iniziale dal punto di vista politico, per come la vedo io, un candidato alla
presidenza deve voler mettere con convinzione la propria esperienza e le
proprie capacità al servizio di una causa e quindi muoversi in autonomia e nei
giusti tempi proponendo un programma e valutando gli eventuali consiglieri, non
si può fare il contrario, ovvero qualcuno che non si candida cerca chi possa
candidarsi a presidente ed organizzargli un’eventuale squadra.
Il secondo tipo di approccio ha portato a tutto quello che
abbiamo vissuto in queste ultime votazioni federali.
Abbiamo visto così il susseguirsi di diversi possibili
candidati alla presidenza che, in seguito, chi prima e chi poi, arrivavano alla
stessa conclusione, decidere di non presentarsi. I motivi degli abbandoni non
li conosco ma li posso tutti intuire.
L’Avv. Francesco Storace, il penultimo in ordine di tempo, è
quello che è stato sulla breccia per più tempo. Il tempo passava, i termini per
la presentazione della candidatura si avvicinavano sempre più, ma l’atto
formale continuava a non arrivare.
Personalmente ho sempre sostenuto che alla fine anche Francesco
Storace non si sarebbe candidato, non certamente per sue incapacità, ma
soltanto perché intuivo le problematiche interne al gruppo che lo aveva cercato,
offrendogli la candidatura.
Alla fine qualcosa di importante deve essere accaduto, tanto
da far decidere anche all’Avv. Francesco Storace di fare il passo indietro che
tutti conosciamo.
Io inviterei tutti a riflettere su ciò che è accaduto
augurandomi che una simile pantomima non si possa e non debba nuovamente
proporsi in futuro. Tutto ciò che è accaduto tra i competitors mi sembra ben altro
che il “nuovo”, bensì gli ultimi rigurgiti di un passato remoto, di una
politica che ritorna e che si rifà a tempi precedenti al presidente Giorgio
Scarso.
Con questi presupposti non poteva che finire tutto se non
come è finito.
Questa è una mia personale visione dei fatti accaduti e vista
la conclusione finale delle elezioni, sinceramente, mi convinco sempre più che
la “base” ha scelto con convinzione nel segreto dell’urna. I numeri finali ci
dicono questo.
Spero e mi auguro che con questa seconda esperienza di Ezio Rinaldi
si possa dire conclusa questa vecchia politica e che in futuro ci siano
eventuali competitors che, consci delle proprie idee e dei propri obiettivi,
possano agire e proporsi in totale autonomia.
Per finire vorrei chiarire l’ultima perla letta sul blog di
Rinaldi : “Ed è un gran peccato che le
persone, atleti e maestri, che a settembre hanno voluto farsi eleggere a
rappresentare le loro rispettive categorie, all'elezione non abbiano ritenuto
di doversi presentare. Nemmeno per delega.”. Probabilmente chi scrive non
sa che i grandi elettori in qualità di delegati non possono rilasciare delega.
Alcuni maestri e tecnici presenti, visti i voti espressi dopo
lo scrutinio del presidente, sono andati via anche perché era chiara ed
inevitabile l’elezione in sede federale dei due atleti e del tecnico, non
avendo essi alcun competitors. Bastava anche un sol voto per eleggerli.
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